Economia Circolare

Come hanno fatto queste 8 aziende a diventare Plastic-free?

Come hanno fatto queste grandi aziende a diventare Plastic-free? Quali progetti hanno promosso per liberarsi dalla Plastica monouso? Scopriamo insieme i progetti Plastic-free promossi dalle aziende

Francesco Marica

Francesco Marica

Project Developer & Responsabile Tecnico Albo Gestori Ambientali

come hanno fatto aziende diventare plastic free

Indice

  1. Premesse
  2. La plastica nelle aziende
  3. I grandi gruppi Plastic-free in Italia
  4. I grandi gruppi Plastic-free nel mondo
  5. Conclusioni

Premesse

Come hanno fatto queste 8 aziende a diventare Plastic-free? Diventato hashtag popolarissimo, il termine Plastic-free è sempre più diffuso nel web e tra la gente. Nel mondo anglosassone, che per primo ha visto iniziative per la riduzione della plastica, ciò si deve al cosiddetto Blue Planet effect. Si tratta dell’ondata di sensibilità scaturita dopo la messa in onda dell’omonimo documentario della BBC nel quale era denunciato lo stato pietoso degli oceani a causa dell’inquinamento da plastiche.

Venendo invece all’Italia, quest’onda è arrivata dopo, in concomitanza con la prospettiva di entrata in vigore della direttiva europea sulle plastiche monouso e le iniziative del nuovo ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Sicuramente anche in Italia è cresciuta la preoccupazione e la sensibilità al tema tra tutta la cittadinanza, ma il mondo del business come ha reagito?

Dare un taglio alle plastiche monouso oltre a procurare un notevole risparmio economico diventa per le aziende anche un vantaggio competitivo perché migliora l’immagine. Comunicare i propri risultati in quanto a emissioni equivalenti risparmiate e chilogrammi di plastica evitati all’interno del proprio bilancio di sostenibilità, si è capito essere un modo davvero efficace per mostrare il proprio impegno in politiche sostenibili.

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La plastica nelle aziende

All’interno degli uffici la plastica monouso rappresenta il vero grande spreco. Fino a poco tempo fa non si faceva caso alla quantità di oggetti gettati via dopo pochi secondi di utilizzo ogni giorno e alle implicazioni legate a questa abitudine. La plastica è un materiale che dura centinaia di anni e la cui produzione costituisce un consumo di risorse ragguardevole. Si tratta pur sempre di un ottimo materiale che ha portato vantaggi nella vita di tutti i giorni e indispensabile per tante applicazioni. Non si vuole quindi demonizzarla come materiale tout-court, ma capire che applicarla al monouso è dannoso, soprattutto quando ci sono alternative riutilizzabili. Un enorme quantità di bottiglie, bicchieri, tazzine, capsule, palettine, bustine, etc. vengono gettati ogni giorno quando questo potrebbe essere evitato.

Spinte da questa nuova consapevolezza, grandi aziende hanno deciso di intraprendere azioni volte all’eliminazione della plastica monouso all’interno dei propri uffici, convertendosi a soluzioni riutilizzabili. Tutto ciò sapendo che l’investimento iniziale sarebbe presto rientrato dalla fine degli approvvigionamenti e da un ritorno di immagine che vale almeno quanto una campagna di marketing.

Secondo un’indagine Ipsos, gli italiani scelgono le aziende che sono diventate Plastic-free. La scelta di favorire un brand rispetto ad un altro, da parte dei clienti dipende in maniera fondamentale dalle politiche di responsabilità sociale delle imprese. Il 77% del campione ha valutato centrale la riduzione delle emissioni e dell’impatto ambientale. Quindi risulta chiaro come l’azienda sostenibile venga ripagata dai consumatori con un sostegno concreto.

Questo pare essere il momento in cui le aziende possono agire e farsi riconoscere come leader di un grande cambiamento. Vediamo allora quali grandi gruppi in Italia e all’estero hanno colto l’occasione e come hanno fatto a diventare precursori del Plastic-free.

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I grandi gruppi Plastic-free in Italia

Di seguito gli esempi più significativi di grandi gruppi che in Italia hanno reso Plastic-free i loro ambienti di lavoro.

Imperial Tobacco Italia

La Imperial Tobacco Italia, filiale nostrana della multinazionale del tabacco Imperial Brands, è stata una delle prime a mettere al bando la plastica dai suoi uffici e in particolare, la prima tra le aziende del suo settore a ottenere il riconoscimento di “Ufficio Plastic Free” per la sua sede di Roma. In termini di impatto ambientale, in un anno saranno circa 26mila le bottiglie in meno, equivalenti a circa 230 kg di plastica. Dall’avvio del progetto si è già evitato il consumo di 5.626 bottigliette. Nello specifico le misure implementate per eliminare completamente la plastica nelle soluzioni usa e getta, consistono nella sostituzione di tutti i distributori automatici con erogatori d’acqua, i bicchieri sono di carta e le palettine da caffè in legno. Agli oltre duecento dipendenti sono state distribuite borracce e tazze personalizzate e le bottiglie nelle sale riunioni saranno biodegradabili e compostabili.

Margherita Ciaschini, HR Manager di Imperial Tobacco Italia ha dichiarato in seguito a questa iniziativa: “Siamo particolarmente orgogliosi di essere la prima società del nostro settore ad essere inserita dal Ministero dell’Ambiente nell’elenco delle realtà italiane Plastic-free.

enel plastic free

Enel

Enel, in concomitanza con la giornata mondiale dell’ambiente del 5 giugno scorso, ha avviato il proprio processo di eliminazione della plastica monouso da uffici amministrativi e impianti produttivi. Un operazione che coinvolge circa 26mila dipendenti e che anticipa così l’applicazione della direttiva europea che prevede il bando della plastica monouso entro il 2021. Il gruppo in una nota dichiara che tale impegno consentirà di ridurre il consumo annuo di circa 128 tonnellate di plastica, pari a 246 tonnellate di CO2, con un risparmio di acqua per 5548 metri cubi e 2,6 GWh di energia.

Verranno eliminate le bottiglie di plastica vendute nei bar e punti ristoro, così come i bicchieri nei distributori automatici e il packaging degli snack. Presso tutte le sedi del Gruppo, ogni dipendente verrà dotato di una borraccia, è avverrà la graduale sostituzione degli oggetti monouso in plastica con quelli in carta e alluminio. Il processo avviato da Enel prevede l’estensione anche verso i fornitori, ai quali sarà richiesta l’eliminazione dell’utilizzo della plastica per gli imballaggi.

come ha fatto philip morris a diventare plastic free

Philip Morris Italia

Philip Morris ha avviato il proprio progetto Plastic-free presso la sua sede centrale di Roma. L’azienda ha deciso di rimuovere a partire da giugno tutta la plastica monouso come le bottiglie. Puntando a eliminare fino a 428mila oggetti in plastica annualmente utilizzati dai circa 300 dipendenti, l’iniziativa si inserisce in una più ampia strategia dedicata alla sostenibilità ambientale che riguarderà oltre alla sede di Roma, anche quella di Bologna, a conferma dell’impegno del Gruppo nel ridurre il proprio impatto ambientale.

L’AD di Philip Morris Italia Marco Hannappel, ha dichiarato che: “Si tratta in sé di un gesto piccolo ma significativo, che nel corso dell’anno evolverà in ulteriori iniziative specifiche che puntano a ridurre il nostro impatto ambientale“.

Maria Cristina Finucci, artista e fondatrice del Garbage Patch State, iniziativa volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’esistenza dei vasti depositi di materiale plastico presenti negli oceani, ha dichiarato che “gesti apparentemente piccoli come quello di eliminare la plastica monouso dagli uffici di un’azienda possono dare un grande contributo alla tutela dell’ambiente. Ho condiviso con convinzione questa iniziativa di sensibilizzazione avviata da Philip Morris Italia, che spero possa essere replicata da un numero crescente di grandi e piccole aziende, il cui ruolo in sinergia può davvero fare la differenza”.

Welcome Italia

L’operatore italiano di telecomunicazioni per imprese ha annunciato la sua conversione ad azienda Plastic-free, eliminando le bottiglie di plastica, donando ai dipendenti borracce e dotando gli uffici di erogatori d’acqua. Con questa operazione l’azienda toscana sostiene di evitare il consumo all’anno di circa 35mila bottiglie e di ottenere così un notevole risparmio di emissioni di CO2.

Rai

Lo scorso giugno, i giornalisti del Giornale Radio Rai e di Radio Uno hanno lanciato una campagna per eliminare la plastica da uffici e redazioni, sensibilizzando dal basso dipendenti e collaboratori nel proprio ambiente di lavoro.

Il Comitato #GrrPlasticFree, che rappresenta 400 tra giornalisti, tecnici, registi e impiegati, ha lanciato una campagna di sensibilizzazione, che prevede ogni mercoledì un’azione di mail bombing verso gli account email dei vertici Rai. La campagna partita da Roma sta raccogliendo adesioni dalle redazioni della Rai sparse su tutto il territorio nazionale. Ecco il testo della mail:

<< Non c’è più tempo da perdere, l‘era della plastica è terminata, dobbiamo passare a materiali alternativi e dobbiamo iniziare subito. Eliminiamo dalle macchinette automatiche tutto ciò che è avvolto da plastica, parliamo degli snack e delle bottiglie. La mensa poi: spesso la lavastoviglie risulta “rotta” e si utilizzano, quindi, stoviglie di plastica. Non è più accettabile. Bisogna intraprendere azioni decise, le alternative alla plastica ci sono. Chiediamo di iniziare un percorso che ci liberi in tempi brevi dalla plastica. Scegliamo aziende che lavorino con un packaging biodegradabile. Per l’acqua: installiamo bolle di vetro con bicchieri di carta. (…) Facciamoci portavoce di un messaggio di cambiamento. Facciamolo ora. >>

I grandi gruppi  Plastic-free nel mondo

Ora ci concentreremo sugli esempi di brand che fuori dall’Italia si sono distinti per il loro impegno Plastic-free.

come ha fatto sky a diventare plastic free

Sky

Per volontà dell’AD Jeremy Darroch, Sky ha intrapreso già nel 2017 iniziative volte all’eliminazione della plastica, molto in anticipo rispetto alla Direttiva UE. Il gruppo ha cominciato eliminando la plastica che costituisce il packaging dei suoi apparecchi, ma poi ha deciso di estendere il progetto a tutte le sue attività.

Con l’obiettivo di limitare l’impatto ambientale e di ispirare milioni di persone, Sky si è impegnata a rimuovere tutta la plastica monouso dalle proprie attività e dalla catena di approvvigionamento entro il 2020. In un anno si sono risparmiati 450mila tra bottigliette, cannucce, bicchieri e posate in plastica. Il Gruppo è passato dall’uso delle bottiglie di latte ai distributori, portando un risparmio di mezza tonnellata di plastica all’anno. Il personale è stato fornito di borracce riutilizzabili e i servizi di catering sui set hanno eliminato le bottiglie d’acqua di plastica grazie all’installazione di erogatori.

Infine, tutti i fornitori sono stati invitati a trovare delle alternative, paventando l’obbligo di adeguarsi al progetto se vogliono continuare ad essere fornitori di Sky.

Adidas

Quando si entra nell’ufficio Adidas di Saigon in Vietnam, non può sfuggire alla vista l’insegna sulla porta d’ingresso che recita “Ci impegniamo per un ufficio senza plastica”. Da quando nell’ottobre 2017 sono stati trasferiti gli uffici  presso la Deutsches Haus, Adidas ha vietato la plastica monouso all’interno dei propri ambienti e ha continuato a impegnarsi per aumentare la consapevolezza del personale sulla sostenibilità.

Gli uffici Adidas Vietnam sono diventati completamente senza plastica vietando ogni soluzione monouso: bottiglie, sacchetti, bicchieri, contenitori per alimenti. Sono stati sostituiti i singoli cestini dei dipendenti con alcuni centralizzati, sono stati risparmiati più di 15mila sacchetti di plastica all’anno, anche grazie all’uso di borse riutilizzabili per tutti gli acquisti in outsourcing. Ogni angolo e ogni elemento degli uffici sono stati ripensati per ridurre l’uso della plastica. Erogatori collegati alla rete idrica hanno preso il posto dei boccioni d’acqua.

I dipendenti che attestano il loro impegno per il Plastic-free hanno posto la loro firma su una bacheca appesa al muro della sala centrale e ricevendo in regalo un bicchiere in vetro personalizzato.

come ha fatto il tottenham a diventare plastic free

Tottenham Hotspur Football Club

Lo sport ha una capacità unica di raggiungere milioni di persone in tutto il mondo. Il calcio in particolare, come uno dei pochi sport veramente globali, è in grado di coinvolgere milioni di persone su questioni sociali e ambientali. L’azione intrapresa dal club calcistico londinese dei Tottenham Hotspur per eliminare la plastica dal suo nuovo stadio potrebbe elevare il Plastic-free ad un nuovo livello. La società calcistica che l’anno scorso ha fatto ingresso nel suo nuovo stadio da 62mila posti, ha vietato gli oggetti monouso di plastica in tutto l’impianto, comprese le aree VIP.

Tutti i sacchetti di plastica sono stati sostituiti con quelli biodegradabili e tutti i contratti con i fornitori conterranno l’obbligo di ridurre l’utilizzo di plastica. I nuovi abbonati hanno tra l’altro ricevuto una borsa riutilizzabile all’inizio della stagione.

Sulle orme degli Hotspur, in Italia il Cagliari Calcio eliminerà tutti i bicchieri di plastica dalla Sardinia Arena, sostituendoli con omologhi in PLA. Sono circa 4mila i bicchieri di plastica che vengono utilizzati mediamente durante ogni partita casalinga. Ma non solo i bicchieri, anche i piatti e le posate della Hospitality Area e degli Sky box d’ora in avanti saranno biodegradabili. Il Cagliari, che già aderisce alla campagna #ILNOSTROIMPEGNO promossa in collaborazione con Ichnusa e Legambiente per ripulire le aree deturpate dai rifiuti, vuole così rafforzare la propria identità di club ecosostenibile.

Conclusioni

Al termine di questa carrellata di brand impegnati nella trasformazione Plastic-free è bene sottolineare come si sia solo all’inizio di un cambiamento. Non molti, nemmeno tra chi si occupa di implementare progetti Plastic-free all’interno di grandi gruppi, sono davvero consapevoli di quali siano le azioni più efficaci per sostituire il monouso.

Per questo a volte le soluzioni che vengono adottate non sono le migliori e magari sono anche criticabili. Si può sempre migliorare scegliendo soluzioni riutilizzabili che eliminano il monouso anche se dichiarato biodegradabile e/o compostabile. L’importante è che queste iniziative non finiscano nel green washing solo per racimolare un po’ di pubblicità in più.

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Francesco Marica

Project Developer & Responsabile Tecnico Albo Gestori Ambientali

Sviluppa progetti di Economia Circolare. Laureato in Geografia e Processi Territoriali ha conseguito il Master Economia Circolare e Waste End Management