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In Francia non si distrugge l’invenduto, l’anti-gaspillage è legge
Uscire dalla plastica usa e getta, informare meglio il consumatore, lottare contro i rifiuti, riutilizzare, agire contro l'obsolescenza programmata, migliorare la produzione: queste sono le principali sfide della legge antispreco francese
Sfridoo
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La legge anti-spreco per un’economia circolare: ecco l’anti-gaspillage
L’anti-gaspillage è legge francese dedicata all’anti-spreco. Dopo essere stato adottato dall’Assemblea Nazionale, il disegno anti-spreco è stato approvato all’unanimità al Senato. Dal 2022 i marchi della moda non potranno più distruggere i prodotti invenduti che, secondo il Ministero dell’Ambiente francese, valgono oltre 650 milioni di euro ogni anno.
L’articolo 5 della legge obbliga i produttori, gli importatori e i distributori di nuovi prodotti a riutilizzare questi ultimi, tramite donazioni a “società socialmente responsabili”. In alternativa, possono riciclarli dando loro una seconda vita. La nuova legge agevola le donazioni, eliminando, ad esempio, il principio secondo cui l’iva non era detraibile. Un ostacolo fiscale che di fatto incentivava la distruzione dei prodotti. Inoltre, le aziende saranno autorizzate a rivendere i propri articoli invenduti ai dipendenti, con uno sconto massimo del 50%.
Ma vediamo nel dettaglio i punti trattati dalla legge.
Parte 1: Togliere la plastica usa e getta
La legge prevede il divieto graduale di tutti gli imballaggi di plastica monouso entro il 2040. Dopo 60 anni di accumulo di plastica monouso, è una scelta industriale importante. Per raggiungere questo obiettivo, la legge specifica un metodo di produzione che comprende obiettivi per la riduzione, il riutilizzo e il riciclaggio di involucro di plastica. Allo stesso tempo, la legge prevede già una serie di misure di un rapido divieto delle materie plastiche monouso per una prima serie di impieghi e prodotti che si trovano per lo più abbandonati in natura e negli oceani.
Obiettivo Plastica Monouso Zero entro il 2040
Sostituire i piatti usa e getta dei fast food con piatti riutilizzabili
Combattere la plastica nell’utilizzo quotidiano: – Vietare l’uso del termine “biodegradabile” – Proibire le scatole di polistirolo espanso – Proibire le bustine del tè in plastica – Proibire i giocattoli di plastica – Divieto sui coriandoli di plastica – Vietare la spedizione in imballaggi di plastica relativo a pubblicazioni e pubblicità
Introdurre un deposito misto per il riutilizzo e il riciclaggio
Riduzione degli imballaggi
Garantire la piena attuazione del divieto sui sacchetti di plastica
Aggiungere un filtro in microfibra per la plastica alle nuove lavatrici
Obbligo per gli stabilimenti aperti al pubblico di dotarsi di fontane pubbliche
Proibire l’avvolgimento di plastica intorno a frutta e verdura
Installare nei supermercati cassonetti per il riciclo di imballaggi e rifiuti da imballaggio
Vietare i contenitori di plastica riscaldanti destinati ai lattanti e ai bambini
Parte 2: Informazione verso i Consumatori
La legge sostiene, nella seconda Parte, che l’informazione renda le aziende più responsabili della qualità e sostenibilità dei loro prodotti e servizi. A tal proposito le misure previste sono:
Rendere più efficiente lo smistamento attraverso un unico marchio, procedure di smistamento ed armonizzazione del colore dei bidoni della spazzatura
Richiedere la disponibilità al pubblico di informazioni sui prodotti
Sviluppare una metodologia obbligatoria per la segnaletica ambientale
Comunicare ai consumatori le emissioni di gas a effetto serra relative ai loro prodotti, anche per i servizi internet e di telefonia mobile
Obbligo di fornire informazioni sulla garanzia legale di conformità
Parte 3: Lotta contro gli sprechi e per il riutilizzo solidale
Dal testo si evince come il Ministero abbia rilevato che tra i francesi si stia sempre più sviluppando una forte sensibilità sul tema dei rifiuti, sia sotto forma di food waste sia per le altre categorie. Ecco perché la legge vieta assolutamente l’eliminazione dei prodotti non alimentari invenduti e il rafforzamento della lotta agli sprechi del cibo.
In concreto, dove in precedenza alle aziende era permesso di smaltire i loro prodotti invenduti, saranno ora obbligate al riutilizzo, ad esempio donandoli in beneficenza. La legge contiene un numero significativo di misure volte a promuovere il reimpiego: la creazione di un fondo di solidarietà mirando a sostenere i centri risorse e tutti gli attori associativi coinvolti in questo campo a beneficio delle persone più in difficoltà nei territori.
Vietare la distruzione dei prodotti non alimentari invenduti
Aumentare le sanzioni per il mancato rispetto del divieto di spreco alimentare
Creare fondi per il riutilizzo con più di 50 mln di euro ogni anno
Consentire la vendita di farmaci in singole unità
Interrompere la distribuzione di materiale pubblicitario stampato non richiesto contenente oli minerali
Rendere le attrezzature mediche più accessibili e rispettose dell’ambiente per le persone con disabilità deficit di mobilità
Interrompere la stampa sistematica degli scontrini
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“Lottare contro gli sprechi significa considerare che i prodotti hanno diverse vite, che possono essere riparato o riutilizzato.”
La legge prevede quindi un più facile accesso ai pezzi di ricambio, l’introduzione di un indice di riparabilità del prodotto che indica se un prodotto è riparabile o meno. Un criterio che rende libero nella scelta d’acquisto il consumatore. Estendere la durata di il ciclo di vita del prodotto riduce l’estrazione delle risorse e la produzione di rifiuti da prodotti che diventano obsoleti troppo rapidamente, migliorando allo stesso tempo il potere d’acquisto delle famiglie.
Applicare un indice di riparabilità e passare a un indice di sostenibilità
Facilitare la riparazione e promuovere l’uso di pezzi di ricambio di seconda mano
Estensione della resp. del produttore
Introdurre informazioni obbligatorie sui tempi di aggiornamento del software di computer e telefoni
Creare fondi di risarcimento
Permettere l’uso della stampa 3D per riparare gli oggetti
Una parte significativa della legge riguarda in particolare l’atto del “gettare via” o disfarsi degli oggetti (ne abbiamo spesso parlato negli articoli su sottoprodotti ed End-of-Waste) e la gestione dei rifiuti.
Chi inquina paga
Il testo prevede la clausola del “chi inquina paga”. Questo obbliga le aziende produttrici a finanziare lo smaltimento dei rifiuti che loro stesse producono. Ad esempio, i produttori di sigarette dovranno pagare una quota per lo smaltimento dei mozziconi. Fondamentale tema che interesserà anche il settore delle attrezzature sportive, della moda. Trasferendo in questo modo il carico di circa 500 mln di euro dalle municipalità ed enti locali verso i responsabili dell’immissione sul mercato dei rifiuti, che sarà così incoraggiato a migliorare la progettazione dei prodotti, istituendo canali di riutilizzo e di riciclo.
Trasformare il sistema “chi inquina paga” nel cuore del sistema
Estendere la responsabilità degli industriali nella gestione dei loro rifiuti creando nuovi settori
Istituire una raccolta differenziata gratuita dei rifiuti differenziati degli edifici
Prendersi cura della pulizia dei depositi selvaggi mediante una rete dedicata
Creazione di piani quinquennali
Incoraggiare prodotti più ecologici con un sistema di bonus-malus
Il settore del waste management e dell’economia circolare si sta facendo sempre più sentire a livello internazionale. E l’Italia in tutto ciò? Rimane sicuramente uno dei Paesi più virtuosi, come emerge anche dagli osservatori nazionali che confermano la sua posizione primeggiante. Questo primato deve però essere consolidato da politiche forti. Come questo esempio francese di legge sull’anti-spreco, che auspichiamo presto di vedere anche nel Belpaese.
Ricordiamo che sono al varo le direttive sull’economia circolare messe in campo dall’Europa nel 2015: vi aggiorneremo sulle novità dell’adozione italiana dell’economia circolare.
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