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LCA: analisi del ciclo di vita. Definizione e vantaggi per le aziende, con Denva

Denva è la business unit di Demetra che, in un'ottica di Economia Circolare, affianca le aziende nell'analisi del ciclo di vita (LCA) dei loro prodotti o servizi

marco battaglia sfridoo

Marco Battaglia

CEO & Co-Founder

L’Economia Circolare è una visione di medio-lungo periodo

Esatto, ed è per questo motivo che ad oggi il nostro approccio è quello di interagire e collaborare con chi prende le decisioni in azienda. Avere una visione di Economia Circolare non riguarda solamente l’ufficio ambiente o la Corporate Social Responsibility, piuttosto è una visione che coinvolge tutti gli aspetti delle realtà aziendali

Ormai è finita l’era del Greenwashing e dello storytelling passivo; le aziende devono iniziare a cambiare radicalmente i propri schemi mentali in modo tale che il cambiamento parta dall’interno.

Quello che proponiamo alle aziende è di lavorare con delle metriche LCA, analisi del ciclo di vita, con uno sguardo sempre più orientato verso l’economia circolare, integrando l’approccio Cradle to Cradle.

Il nostro obiettivo è quello di integrare LCA e Cradle to Cradle, al fine di ottenere una visione olistica sul ciclo di vita di un prodotto. Infatti, grazie a questi strumenti, prendiamo in considerazione tutti i processi, partendo dalla stazione di materie prime, passando per l’elaborazione dei materiali, l’assemblaggio, l’utilizzo del prodotto, fino a giungere alla sua dismissione finale. 

Da qui siamo in grado di raccogliere indicatori ambientali, come l’impatto sul Global Warming, sui consumi energetici, sulla produzione dei rifiuti. Tutto ciò ci permette di andare ad individuare, all’interno del ciclo produttivo, quali sono le fasi del mercato e di evitare investimenti errati.

Tornando al tema del Greenwashing:

“Il classico esempio che faccio è quello dell’azienda che mette i pannelli fotovoltaici sul tetto e poi scrivere sul sito “Noi siamo sostenibili”.  Non voglio dire che installare pannelli fotovoltaici sia una cosa negativa, anzi, è totalmente positiva, però non è sempre detto che facendo azioni di questo tipo si vada ad incidere su quello che è l’impatto ambientale. Cioè, non è detto che io riesca a ridurlo in modo sensibile e comunque è una cosa che va sempre verificata.

Un altro esempio che posso portare è quello della plastica:

“Ad oggi la plastica è veramente diventata un mostro, ma il problema non è tanto la plastica in sé, quanto il suo utilizzo, la sua gestione, le modalità di impiego e la possibilità di utilizzarla o meno a fare davvero la differenza. 

Per questo è fondamentale un approccio analitico, perché a priori non posso dire se quel tipo di plastica abbia un impatto positivo o totalmente negativo all’interno di un processo di produzione.”

Guido, potresti riassumere, soprattutto per gli imprenditori che ci stanno guardando, cos’è la LCA e perché è importante per il proprio business? 

LCA è l’acronimo di Life Cycle Assessment, quindi Analisi del Ciclo di Vita, ed è una metodologia standardizzata tramite due norme ISO: la 14040 e la 14044.

Non è un metodo nuovo perché le prime Proto LCA risalgono agli anni ‘60 e ‘70, ma solo negli anni ‘90 è stato standardizzato.

Il metodo LCA è molto complesso, ha una base totalmente scientifica ed è questo il suo vero vantaggio: l’analisi viene effettuata da esperti tecnici e poi validata. In questo modo i risultati della LCA sono inattaccabili perché di valore scientifico.

A livello comunicativo è importante trasmettere questo messaggio perché la LCA non analizza solo alcuni processi legati al ciclo di vita di un prodotto, ma ne analizza il sistema produttivo nel suo complesso, ovvero dalla culla alla tomba.

Il primo vantaggio della LCA dal punto di vista delle imprese e degli imprenditori è sicuramente quello di fornire informazioni utili per la fase di progettazione.

Proprio in questo contesto si parla di eco-design. L’ideale sarebbe simulare una LCA in fase di progettazione, per vedere quali sono gli impatti potenziali sull’ambiente e, di conseguenza, ridurli il più possibile ancor prima di avviare un prodotto alla sua catena di produzione.

Tutto ciò viene messo in pratica creando diversi scenari:

“Per esempio, se ho un prodotto che voglio progettare e ho ipotizzato di realizzarlo comprando le materie prime da fornitori che arrivano dalla Cina o da Paesi molto lontani, potrò vedere che l’impatto ambientale da me generato è piuttosto elevato. 

Simulando la stessa cosa con fornitori europei, di sicuro questo impatto può diminuire in modo tangibile. 

Ipotizzare diversi scenari durante la fase di progettazione è fondamentale perché ci permette, in una fase successiva, di andare a capire su quali step del ciclo di vita è possibile intervenire”. 

Non solo: un altro vantaggio della LCA è il suo essere propedeutica ad alcune certificazioni, come la EPD, ovvero la Dichiarazione Ambientale di Prodotto.

Parliamo di EPD. Per quali tipologie di prodotto potrebbe essere utile o in quale mercato?

Le aziende dovrebbero fare la EPD perché molto spesso viene richiesta dai clienti, per esempio nell’edilizia. 

In fase di costruzione di un edificio, tutti i cantieri richiedono la certificazione LEED, ovvero una certificazione sull’edificio che si vuole costruire. 

Più si utilizzano materiali certificati EPD, più la valutazione LEED dell’edificio aumenterà di punteggio.

In generale la certificazione EPD può essere propedeutica ad altre dichiarazioni, certificazioni o attestazioni aziendali, oppure può essere utile all’interno delle gare d’appalto, pubbliche e private.

A differenza della LCA, la EPD non è altro che una sintesi di informazioni ben precise e organizzate del report dell’analisi LCA.

Si possono anche confrontare due EPD di prodotti della stessa tipologia, anche realizzati in modo differente. Un’azienda che deve acquistare i prodotti può chiedere, in concomitanza con la fornitura, anche la Dichiarazione Ambientale di Prodotto, in modo da valutare non solo la qualità e il prezzo, ma anche l’impatto ambientale. 

Come applicate il metodo LCA al servizio offerto dalla vostra startup?

In fase di offerta è necessario capire come sia strutturato il processo produttivo di un’azienda perché, a seconda della complessità, l’analisi LCA sarà più o meno articolata. I fattori che ne influenzano la complessità possono essere, per esempio, i materiali utilizzati oppure gli attori coinvolti nelle fasi di produzione.

Fatta questa considerazione, il primo passaggio che compiamo è quello di fare un sopralluogo nel sito produttivo in funzione e ci facciamo spiegare da un responsabile di produzione il percorso che i materiali fanno prima di entrare in azienda, fino al vero e proprio processo produttivo.

Dopodiché creiamo una check list per l’azienda, nella quale inseriamo una serie di informazioni legate ai materiali utilizzati e alla loro qualità in termini di impatto ambientale.

In tutto questo processo le aziende hanno un ruolo molto attivo e spesso si sono già approcciate alla LCA, ma non ne hanno capito l’utilità. Noi affianchiamo le aziende con l’obiettivo di trasmettere il valore di questa analisi, l’impegno che serve nel produrla e la sua utilità pratica.

Quanto dura questo processo?

Indicativamente il processo dura da un minimo di sei mesi fino ad un anno, in base alla sua complessità. Questo perché le informazioni che chiediamo alle aziende sono tante e, appunto, queste hanno bisogno di tempo per raccoglierne tutti i dati. 

Generalmente, per la raccolta di questi dati, prendiamo come arco temporale di riferimento un anno di produzione e da lì costruiamo un bilancio di massa che ci dà entrate e uscite della produzione aziendale.

Successivamente creiamo un modello matematico che, tramite l’ausilio di software per la LCA, ci permette di ottenere degli indicatori che rappresentano l’impatto ambientale generato dal processo produttivo.

Per concludere, la LCA, se associata ad una EPD, ha bisogno di una validazione da un ente terzo, ovvero un ente di certificazione. Si procede con una o più giornate di audit sui documenti o sui processi analizzati e viene valutato il lavoro complessivo che è stato fatto nei mesi precedenti. Affinché questo possa essere verificato e comunicato, si certifica che il processo di analisi è stato conforme alle norme ISO.

Qual è l’output finale che ottiene il responsabile, l’addetto o l’imprenditore che con voi ha portato avanti questo progetto?

Ciò che restituiamo al responsabile di produzione, all’addetto o all’imprenditore è un report esaustivo che, a seconda della complessità, può anche arrivare a più di 50-60 pagine. A questo report ne affianchiamo un altro più riassuntivo, che può essere una EPD, in cui scriviamo l’interpretazione dei risultati di analisi, le criticità riscontrate all’interno del processo produttivo e su quali step del ciclo di vita consigliamo alle aziende di intervenire.

Per quanto riguarda la restituzione dei risultati di analisi, ciò che facciamo è aiutare le aziende a trovare soluzioni alle criticità riscontrate, coinvolgendo esperti e professionisti delle varie tematiche legate alla LCA: la complessità produttiva richiede specifiche conoscenze a livello energetico, di rifiuto, di materiali, …

Chi è Demetra e cosa fa Denva?

Demetra è una cooperativa che si occupa di questioni ambientali già da 30 anni, soprattutto nel nord Italia, e la sua mission è la cura e la cultura dell’ambiente. Ha sede a Besana di Brianza, in provincia di Monza.

5 anni fa Demetra ha deciso di aprire un settore interno che si dedicasse alla sostenibilità e da questa iniziativa è nata Denva, che sta per Demetra Environmental Action.

L’obiettivo di Denva è quello di supportare aziende, organizzazioni, enti pubblici, nell’attuare strategie di sostenibilità basate sulle metriche LCA o Cradle to Cradle.

Adesso stiamo espandendo la nostra offerta di servizi, per offrirne di più agevoli perché abbiamo capito che le aziende hanno bisogno non solo di essere informate, ma anche di analizzare, trovare soluzioni più sostenibili e comunicare tutto ciò che hanno fatto ai consumatori finali.

Parlavi di Cradle to Cradle. Potresti spiegarlo più nel dettaglio?

Cradle to Cradle è un approccio che si basa sul vero significato dell’economia circolare: creare un’economia che si rigeneri da sola e nella quale la fase finale del ciclo di vita di un prodotto si trasformi nella fase iniziale per un’altra filiera produttiva.

Questo strumento permette di analizzare 5 parametri:

  • l’impatto sulla salute umana;
  • l’utilizzo di risorse rinnovabili;
  • il tasso di utilizzo;
  • la riciclabilità dei materiali;
  • l’impatto sociale.

Grazie a questa analisi possiamo capire come il nostro prodotto si colloca rispetto a una di queste categorie d’impatto, partendo dal livello Basic, fino ad arrivare al Platinum.

Inoltre, a differenza della LCA, la Cradle to Cradle analizza il ciclo tecnologico e biologico dei prodotti, quindi è un’analisi certamente industriale, ma anche legata alle produzioni organiche. 

Il vantaggio è che è un metodo proattivo perché io, valutatore, posso dire all’azienda che cosa deve fare per raggiungere lo step successivo a quello di partenza, al fine di arrivare ad una classe d’impatto inferiore.

Tuttavia questo metodo è anche fortemente pratico perché, operativamente parlando, entriamo in contatto con tutti i fornitori dell’azienda tramite email o telefono e andiamo a verificare se c’è la presenza di sostanze tossiche e nocive per l’ambiente o per la salute umana.

Abbiamo notato che molte aziende spesso non sono consapevoli dell’impatto della filiera di cui fanno parte perché adottano degli automatismi, quindi certe azioni non vengono fatte in malafede, ma a causa di scarse informazioni sulle caratteristiche dei materiali e dei prodotti. 

La Cradle to Cradle, invece, rende consapevoli le aziende di questo fatto e, una volta scoperto che certi materiali possono avere un impatto negativo sull’ambiente e sulla salute umana, cercano una soluzione più sostenibile.

Perché Cradle to Cradle piuttosto che LCA, o viceversa?

La prima suddivisione sull’applicazione dei due metodi è quella geografica: la Cradle to Cradle si è sviluppata molto di più negli Stati Uniti, mentre la LCA ha preso piede in Europa.

Tra l’altro l’Unione Europea sta puntando sulla standardizzazione e unificazione delle regole LCA, per poi orientarsi verso la PEF (Product Environmental Food), una sorta di EPD più evoluta e definita.

Per quanto riguarda i settori di applicazione dei due metodi, entrambi vengono applicati nel settore dell’edilizia, tessile, dell’abbigliamento, del packaging e del Food & Beverage, con l’unica differenza che la Cradle to Cradle è più orientata ai primi due settori e prende in considerazione una quantità di prodotti più elevata.

Si sente sempre parlare di Social LCA, che cos’è? Voi la fate? Come funziona?

La LCA deriva da un approccio chiamato Life Cycle Thinking, basato sul capire come rendere sostenibili i processo produttivi, raggiungendo un equilibrio di sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Per ognuno di questi tre aspetti è stato declinato il suo metodo di analisi specifico; nel caso della LCA l’obiettivo è il raggiungimento della sostenibilità ambientale. Negli anni si è sviluppato anche il Life Cycle Costing (LCC), che analizza i costi legati al ciclo di vita di un prodotto: il prezzo di vendita, il costo del consumo energetico, i costi di smaltimento e così via.

Siccome lo sviluppo sostenibile è anche legato all’aspetto sociale, si è sviluppata anche la Social LCA, una metodologia che indaga l’impatto sociale dei prodotti e servizi di un’azienda.

Dei tre strumenti la Social LCA è quella più recente perché è molto complessa, non tanto per la sua metodologia, quanto perché servono conoscenze molto più disciplinari. Non è sufficiente avere conoscenze ingegneristiche, ma è necessario avere conoscenze sociali, soprattutto se l’obiettivo è quello di rendere quantitativi i dati legati all’impatto sociale, che nascono come qualitativi.

Nello specifico Denva non si è ancora occupata di Social LCA, ma sicuramente prenderemo in considerazione questo strumento per i nostri sviluppi futuri.

Se qualcuno fosse interessato a un percorso professionalizzante sulla LCA, che cosa consiglieresti? 

Esistono dei corsi universitari sulla LCA in parecchie facoltà, quindi, per chi fosse interessato, suggerirei di integrare al proprio percorso formativo universitario anche un esame di questo tipo.

Ci sono anche corsi post universitari che permettono di specializzarsi sulla LCA, però consiglio comunque, se si ha la possibilità, di affrontare prima la materia con un corso universitario, magari anche fare la tesi sulla LCA, perché questo metodo richiede molta pratica per capirne efficacia e applicabilità.

Secondo me può fare LCA chiunque faccia progetti volti a identificare gli impatti ambientali, senza aver dovuto intraprendere necessariamente un percorso universitario. 

Invece hai un libro da consigliarci, di ispirazione?

Un libro che vorrei consigliare è “Let my people go surfing” di Yvon Chouinard, il fondatore di Patagonia. In questo libro Yvon spiega tutto il suo percorso imprenditoriale molto lungimirante, che parte dagli anni ‘70

La mission attuale di Patagonia è “Patagonia is in business to save our home planet”, cioè il brand vuole creare un business sostenibile per la salvaguardia del pianeta.

Questo libro ha degli spunti interessanti, non specificatamente legati alla LCA, ma proprio in merito alla vision imprenditoriale di Patagonia. Ve lo consiglio.

Guido, c’è una domanda che non ti ha mai fatto nessuno e che invece ti piacerebbe ti fosse posta?

Sì, in realtà a livello aziendale quello che probabilmente vorrei che mi si chiedesse è: “Perché le aziende dovrebbero intraprendere questo percorso, non solo per ragioni di sostenibilità economica?

Non ha senso tenere in considerazione come unico parametro valutativo dei benefici della LCA quello economico. Le aziende devono considerare altri benefici, come la loro capacità di resilienza, di comunicazione della loro Green Identity e di tutti ideali che si riferiscono alla mission aziendale, e non al mero tornaconto economico.

Grazie Guido per averci raccontato il vostro progetto che affianca le aziende nell’analisi LCA, in modo tale da farne comprendere i vantaggi e l’efficacia.

Con “Economia Circolare per tutti” scopri le realtà che stanno facendo della circular economy il proprio business.

Leggi anche LCA: uno strumento fondamentale per la tua azienda

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Articolo aggiornato il 27/10/2023